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25 Ottobre 2017
1895 | L’arrivée d’un train à La Ciotat (Lumière)
1895 | L’arrivée d’un train à La Ciotat (Lumière)
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Siamo nel 1895, il cinematografo è stato inventato da qualche mese, i fratelli Lumière in perenne esplorazione del nuovo mezzo decidono di girare (utilizzando ottiche che permettono la profondità di campo) l’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat.

 

L’arrivée d’un train à La Ciotat è sicuramente una delle pellicole più chiacchierate di tutti i tempi (si!). I resoconti dell’epoca lasciano trasparire l’attenzione data alla reazione del pubblico: all’arrivo del treno, gli spettatori risposero con terrore e fuggirono dal cinema. Nelle analisi si faceva leva quindi sull’effetto realistico della rappresentazione dei Lumière: gli spettatori fuggirono perchè avevano paura che il treno potesse realmente entrare in sala.

Ora, se la messa-in-scena dei Lumière con il treno che arriva in direzione della macchina da presa, poteva andare nella volontà di suggerire questa sensazione, è paradossale che si creda che degli uomini si lasciassero confondere solo dall’illusione della profondità scambiando quello che era uno spaccato in bianco e nero per la realtà percettiva del proprio mondo. È un tipo di lettura che va nel verso della magnificazione del “nuovo strumento tecnologico” e della sua vero-simiglianza (un’idea pubblicitaria a tutti gli effetti) e contemporaneamente, nel verso della riduzione dello spettatore ad un bambino che crede ad ogni illusione che gli viene posta davanti agli occhi: nel 1895 gli esseri umani erano già entrati nel “vortice” della modernità e quindi avevano già esperito sensazioni forti. Proprio per questo, nel frattempo che il cinematografo si sviluppava nel verso delle esperienze “thrilling”, a New York nel parco divertimenti di Coney Island era stata creata un’attrazione chiamata Leap Frog Railroad che utilizzava due vagoni, con 32 persone per ogni vagone, lanciati a velocità l’uno contro l’altro, fino a quando, pochissimi secondi prima della collisione, uno dei due vagoni si alzava, letteralmente passando sulla testa degli altri spettatori1. Era proprio questa esperienza “thrilling” che cercava lo spettatore di Coney Island come quello del cinema: ma questa esperienza di paura era comunque regolata in piena sicurezza dalle misure di sicurezza che la nuova società moderna approntava per le nuove invenzioni, nelle attrazioni le condizioni si messa in sicurezza del “passeggero” e nel cinema simboleggiata già nella stessa posizione dello spettatore seduto su una poltrona. (o del “passeggero” pronto a salire nel treno, ma per tramite del cervello).

È quindi utile spostare l’attenzione sul complesso della visione, dell’apparato cinematografico in generale. La visione delle rappresentazioni avveniva spesso anche con la presenza di un annunciatore, di un presentatore che, spesso con l’immagine ancora ferma, preparava gli spettatori e li condizionava per far sì che raggiungessero il necessario stato d’animo per la visione dell’esperienza e solo a quel punto lasciare che le immagini (questo sì, quasi per magia) cominciassero a muoversi improvvisamente. Quindi lo shock a cui lo spettatore andava incontro, era stato già preannunciato e preparato dallo stesso apparato cinematografico per tramite del presentatore che preparava un vero e proprio pre-testo che sarebbe servito per la lettura delle immagini. Ma nonostante ciò, lo spettatore era così ingenuo?

Siamo alle porte del ‘900, gli uomini, soprattutto quelli che vivevano nelle grandi città (e il cinema all’inizio trovava terreno fertile nel bacino d’utenza delle città), vivevano già da qualche anno il frenetico vortice della modernità, il cambiamento improvviso dei concetti di spazio e tempo (l’elettricità), e quello che esperivano quotidianamente era già quella mancanza di coerenza e di unità nella propria esperienza che tuttora viviamo. Gli spettatori dell’epoca. lontani dall’accettare un apporto culturale come quello della sospensione dell’incredulità al punto tale da poter credere che un treno potesse sfondare un telo bidimensionale di un “teatro” chiuso trasformandosi nella realtà (tridimensionale) provocando del pericolo vero alle loro vite, erano tutt’altro che ingenui.

La loro era una volontà precisa dovuta alla necessità di esperire sensazioni forti in un mondo che sembrava spaesare le coordinate che gli uomini si erano così faticosamente create nel corso del tempo. Lo spettatore voleva credere, ma non per essere certi che i due treni di Coney Island si scontrassero, ma semplicemente per provare una sensazione nuova (forse smarrita più che nuova), forte e per non arrivare a dubitare anche dei propri sensi. Gli spettatori avevano bisogno di credere che il treno in arrivo a La Ciotat si materializzasse davanti ai loro occhi. Era il motivo per cui pagavano per queste “attrazioni”. E decisero bene di dimostrarlo davanti ad uno dei simboli della società moderna, uno dei simboli che in primis portava con sè la condizione della modernità e lo spaesamento nelle nuove coordinate spazio-tempo: il treno.

È per questo motivo che il cortometraggio dei fratelli dei Lumière rimane un capolavoro assoluto: è stato probabilmente il primo momento in cui gli spettatori hanno preso possesso del cinema, hanno dimostrato la forza del mezzo (non solo nel senso della vero-simiglianza, ma nel senso dell’apparato cinematografico) e antropologicamente, la debolezza dell’uomo nel confronto con la velocità ed il ritmo del mondo moderno.

1Legame suggerito da Tom Gunning in "An aesthetic of astonishment:
early film and the (in)credulous spectator" in Leo Brady  	
and Marshall Cohen (edited by), Film Theory and Criticism,  	
New York, Oxford UP, 2009, pp. 736 – 750. 
Un riassunto dell'attrazione è invece rintracciabile sul sito http://www.westland.net/coneyisland/articles/dreamland.htm

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Posted in Analisi
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